Bruxelles: via alle audizioni. I commissari di destra rispettino mandato europeista
Ci siamo.
Questa settimana iniziano le audizioni dei commissari europei designati. Sarà il Parlamento Europeo a dover dare il via libera alle nomine proposte dalla Presidente Ursula von der Leyen per la nuova Commissione europea.
I trattati e le regole dell’Unione sono chiari: i commissari sono indicati dai governi nazionali, ma rappresentano e difendono l’interesse comune dell’Unione.
Proprio per questo come parlamentari
avremo il compito di assicurare il pieno svolgersi del programma a forte impronta europeista che il Parlamento ha approvato a Luglio. Avremo la responsabilità di monitorare con intransigenza le decisioni della futura Commissione, per la maggior parte designata da Governi conservatori e di destra, spesso con pulsioni antieuropeiste.
Non saranno compiti semplici, la destra antieuropeista e xenofoba non mai è stata così forte.
Ed è proprio qui, nell’esistenza di due differenti maggioranze – quella che ha sostenuto il programma e quella che è rappresentata nell’esecutivo – che si svilupperà lo scontro politico dei prossimi cinque anni.
Uno scontro tanto più difficile perché arriva in un Europa in cui la speranza ha lasciato spazio a paura, disillusione, rabbia e la crescita delle disuguaglianze ha dato vento alle vele dei partiti populisti e al sentimento di disaffezione per le istituzioni europee.
Un’Europa in cui l’alleanza democratica e europeista costruita in Parlamento a luglio, mantenendo fuori i più conservatori e i gruppi di estrema destra, è a rischio a causa delle continue ‘tentazioni’ del Partito Popolare.
In questo quadro, l’obiettivo delle audizioni è, mai come oggi, cruciale: ancorare i commissari designati a impegni politici e programmatici chiari e coerenti con il programma europeista sul quale la Presidente von der Layen ha ottenuto la maggioranza.
Una crucialità ancorata in un fatto sempre più evidente. Senza un passo avanti nel processo di integrazione, le cittadine e i cittadini europei non avranno nè benessere, nè sicurezza. Nessuno Stato ce la può fare da solo.
Sfide come l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale, la ‘doppia transizione’ verde e digitale, il sostegno al capitale umano e il rilancio della ricerca sono tutte intrinsecamente ‘a dimensione europea’: hanno bisogno di politiche sempre più unitarie e di grandi investimenti pubblici. Ce lo ha detto, con grande chiarezza, il rapporto Draghi: abbiaml bisogno di strumenti sempre più comuni per affrontare sfide che sempre più vanno affrontate insieme.
Lo stesso accade sul piano esterno, con politica estera e di sicurezza necessarie priorità dell’Unione dei prossimi anni. Per essere chiari: la scelta non potrà essere il riarmo di questa Europa, attraverso l’aumento delle spese militari dei singoli Paesi, ma la costruzione di un nuovo modello di difesa unitario, che razionalizzi la spesa e sia al servizio e supporto di una strategia di tutti.
I conservatori vogliono distruggere l’Europa, nonostante le crisi internazionali mostrino ogni giorno il bisogno di Europa che c’è. Noi, invece, vogliamo cambiarla per ‘stare’ meglio nel nostro futuro. Il punto è tutto qui.
Ed è per questo che saremo intransigenti nel pretendere che i commissari di destra siano chiari e affidabili su un mandato europeista.
Non credo che la gran parte di Governi europei condivida questo impianto. Anzi. Ed è proprio per questo che il ruolo del Parlamento europeo diventa, in questo passaggio, ancora più importante e necessario.
Inizia in questi giorni a Bruxelles una partita difficile, che tocca ognuno di noi: dovremo giocarla al meglio.
Nicola Zingaretti