Confondono governare con comandare. Costruire l’alternativa è un dovere.

La cultura dei pochi ma buoni è stata un suicidio. Finalmente si è riaperta una stagione unitaria». Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd a Bruxelles, è uno dei primi sostenitori di un’alleanza larga tra le opposizioni: «Elly Schlein è stata brava in questo anno e mezzo a tenere la barra dritta verso l’unità».

Ora sembrano quasi tutti convinti.

«C’è un motore molto potente: dopo lunghi periodi di diseguaglianze sociali, i cittadini perdono fiducia e le democrazie diventano fragili. Così prendono forza i populismi di destra: Salvini e Meloni non sono la causa, ma il prodotto del problema. Proporre un’alternativa non è più solo un obiettivo politico, ma un dovere democratico».

Sembra esserci la volontà, ma la strada è ancora lunga.

«Il compito delle opposizioni è far avanzare una proposta di governo diversa e migliore di quella attuale, che sia popolare e con un’anima».

La novità del dopo Europee è che Matteo Renzi dice: vengo anch’io. Ma c’è già chi come Conte dice: no tu no.

«Dopo quello che è accaduto mi pare naturale che ci sia un dibattito e anche una certa diffidenza».

Intende Renzi che nel febbraio 2021 fa cadere il governo Conte?

«Quello. Se oggi non provocasse un dibattito, il suo cambio di posizione sarebbe quasi trasformismo. Detto questo, il ripensamento di Renzi è positivo. Sapendo che a tutti sono richiesti onestà, serietà e spirito unitario. Si sta insieme per costruire, non per picconare».

Lei si fida di Renzi?

«A me Renzi ha sempre detto la verità su ciò che pensava. Secondo me sbagliava quasi su tutto, ma il tema non è cosa pensa ciascuno di noi quanto tentare di costruire un progetto politico. Non siamo obbligati a costruire alleanze a tutti i costi: siamo obbligati a provarci. È un processo politico, si vedrà come andrà».

Il M5S sta vivendo un momento delicato, la preoccupa?

«Al contrario. È il segnale che anche il M5S sta ragionando su come stare al meglio in questo tempo della storia. Lavorare a un’alleanza delle opposizioni è fondamentale, ma diventa insufficiente se non ci poniamo il problema di costruire un progetto alternativo. Un tema che il Pd ha affrontato nel suo congresso, e ora si è aperto nei Cinque stelle».

Una prova generale di campo largo è il referendum sull’Autonomia. Ce la farete a raggiungere il quorum?

«Il popolo delle opposizioni è più unito di quanto si pensi, dal salario minimo alla difesa della sanità pubblica fino all’Autonomia. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, sono certo che gli elettori si mobiliteranno contro una legge pericolosa che dà risposte sbagliate a problemi giusti».

C’è il rischio che il referendum spacchi in due l’Italia, Nord contro Sud?

«No, il Nord sa bene che pagherebbe un prezzo con la disgregazione del Paese. Le destre hanno sostituito l’esercizio nobile della mediazione con lo scambio: io ti do l’Autonomia, tu mi dai la giustizia, e tu il premierato. Hanno posizioni inconciliabili su molti argomenti: pensi all’opinione sull’Europa dei due vicepremier».

Non vi starete illudendo? Hanno delle distanze ma sono saldi al governo.

«Infatti io non considero tutto questo un preannuncio di crisi: registro l’ipocrisia dei leader di destra che prendono le distanze su alcuni temi non in funzione di un cambio di strategia, ma per rivendicare più potere. Le faccio un esempio».

Dica.

«Ho letto tuoni e fulmini del presidente della Calabria (Roberto Occhiuto, di Forza Italia, ndr.) contro l’Autonomia: aspettiamo che Forza Italia abbia il coraggio di firmare per il referendum e poi andare a votare. Sono convinto che il successo della raccolta firme nasconda una verità che la destra non ha ancora messo a fuoco».

Quale?

«Stanno firmando migliaia di elettori di destra, consapevoli del passo falso di Giorgia Meloni, che ha accettato il ricatto politico di Salvini».

Meloni dice che voi di sinistra date la colpa a lei di tutto…

«Non si chiamano colpe: si chiamano responsabilità di chi governa. E denunciarle è dovere dell’opposizione. La verità è che Meloni è stata una buona leader di opposizione ma non riesce a essere una leader di governo».

In una recente intervista ha detto che non avrebbe potuto fare di più.

«Paga le bugie che ha detto: la destra cavalca i problemi ma non li risolve, e confonde il concetto di governare con quello di comandare. E ha paura della libertà di opinione. Ma nelle democrazie occidentali funziona così»

Articolo pubblicato su La Stampa l’11 Luglio 2024