Zingaretti: “sul premierato preoccupa il riflesso d’ordine a destra”
ROMA — «Sono convinto che non tutti nell’attuale maggioranza seguiranno questa deriva sul premierato», profetizza Nicola Zingaretti, ex leader del Pd, fresco di nomina a presidente della fondazione Demo, il pensatoio dem appena lanciato da Elly Schlein. «In democrazia o in qualsiasi competizione umana esistono le regole, i giocatori e l’arbitro. È una garanzia per tutte e tutti. Che la destra italiana con disinvoltura metta in discussione proprio l’esistenza dell’arbitro è un fatto politico inquietante».
Per La Russa il Capo dello Stato oggi “ha più poteri di quelli della Carta” e vanno ridimensionati. Casellati propone un premio di maggioranza monstre per chi ha appena il 40%. Il Pd che dice?
«Noi siamo pronti a cambiare, per dare al sistema stabilità e velocità. Ma con l’obiettivo di rafforzare la libertà e la democrazia. Non per ridurla con la scusa dell’efficienza».
C’è una torsione autoritaria?
«La verità è che anche se maggioranza, la destra fa opposizione all’opposizione. Cavalcano i problemi in campagna elettorale ma non sanno risolverli quando governano e quindi hanno bisogno di nemici per motivare il consenso e li creano attaccando tutti. Il prezzo lo paga l’Italia. Non è forza ma debolezza per citare Bauman: “ l’esercizio dell’intolleranza trae origine dall’insicurezza”. Vedo quello che Goffredo Bettini chiamava il ritorno di “un riflesso d’ordine” della destra italiana».
Per il Pd e per Schlein le Europee sono cruciali. La segretaria non parla di asticelle. Ma nel partito c’è chi dice che la soglia sia il 20%. Altri guardano al precedente del 2019, quando segretario era lei: 22,7%…
«Chi non ha una proposta sull’Europa sono le destre: Meloni dice nì, Salvini no e Tajani sì. Una confusione totale e l’Italia paga un prezzo enorme. Ricordo quelle Europee di 5 anni fa. Anche allora tutti dicevano: la destra trionferà. Poi abbiamo combattuto e vinto, presidente del Parlamento non è stata la Le Pen ma David Sassoli e poi all’Economia è andato Paolo Gentiloni. Non bisogna perdere tempo sui pronostici, bisogna lavorare con intelligenza per offrire una speranza e una prospettiva alle persone. Io sono ottimista, le Europee, se combattiamo uniti, andranno bene».
La segretaria è sembrata fredda sull’ipotesi di Mario Draghi alla Commissione Ue. Molti nel Pd invece sembrano entusiasti. Lei?
«Elly Schlein ha risposto in maniera corretta. Draghi è un indubbia risorsa, patrimonio di tutta l’Europa. Ma alle elezioni ci sarà uno scontro in primo luogo tra grandi famiglie politiche che hanno il dovere di mettere in campo progetti per il futuro. Per altri ruoli di primissimo piano, a cominciare dal Consiglio, è sicuramente un valore aggiunto. Noi proporremo un’Ue più unita e solidale. La destra propone un’Europa divisa e dei nazionalismi che per le persone significa solitudine e perenne insicurezza».
Schlein, come dice Prodi, può essere la federatrice del centrosinistra?
«Certo che può esserlo. Solo un anno fa il dibattito politico in Italia era: il Pd è morto, Calenda e Conte si divideranno l’eredità. Oggi il Pd è il pilastro di qualsiasi ipotesi di alleanza alternativa alle destre. Questa discussione sull’alleanza è comunque un successo. Si comincia finalmente a prendere coscienza che la maggioranza parlamentare della destra è una minoranza nel Paese e le minoranze rappresentano una maggioranza».
Ma il problema è farsi federare, avverte sempre Prodi. Conte non pare proprio averne voglia. La ricetta qual è?
«Come si sta facendo in questi mesi: partire prima dai contenuti, dalle battaglie condivise. Avere idee chiare e spirito unitario, significa essere forti e credibili, non subalterni, lo dico da anni. Questo vale per tutti».
Schlein fa bene a cercare il duello tv con Meloni?
«Sarebbe un’opportunità per l’Italia, per capire meglio. Le destre hanno rimosso che il 63% degli italiani fatica ad arrivare a fine mese. Praticano politiche che aumentano le disuguaglianze. Lo slogan di Atreju è stato “orgoglio italiano”, poi sostengono l’autonomia differenziata che l’Italia la distrugge. Bene un confronto che chiarisca che invece, per parafrasare Ciampi, l’Italia con un’altra politica ce la può fare. Anche a questo servirà la fondazione Demo: sarà uno spazio in più, un’occasione in più per costruire una visione del futuro».
E che ruolo avrà, nel Pd?
«Sarà un luogo di tutte di tutti, aperto al contributo delle varie sensibilità del Pd ma anche a quella grandissima ricchezza di esperienze culturali e di ricerca che esistono e spesso chiedono interlocutori per politiche nuove. Fare comunità pensando insieme il futuro è quello che soprattutto i giovani ci chiedono».
Aderirà alla Feps, il network delle fondazioni dei socialisti europei?
«Demo sarà il luogo italiano dove analizzare e progettare insieme alle altre fondazioni progressiste di tutta Europa il nostro futuro. Dove i valori e le idee si riprendono il ruolo che gli spetta nella costruzione di un’Europa forte e democratica come ci ha ricordato Romano Prodi. Dalla crisi del presente si esce solo con un grande investimento politico verso gli Stati Uniti d’Europa. Ma questo non avverrà mai se i protagonisti rimarranno solo la finanza, i mercati o gli egoismi di alcune nazioni».
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Pubblicato su La Repubblica