La Costituzione? Non va solo celebrata, ma attuata
La nostra Carta è un testo che contiene valori, ma è soprattutto un programma da realizzare. Troppa retorica in quest’anno di celebrazione dei 75 anni dall’entrata in vigore , fa bene invece la Cgil a promuoverne l’attualità in un evento di massa e popolare il 7 ottobre . E’ un modo utile per contribuire alla difesa di principi costituzionali sempre più a rischio.
La Costituzione si deve celebrare, ma soprattutto si deve attuare. Come diceva Piero Calamandrei “non è un libro da tenere fermo in biblioteca”. La nostra Carta è un testo che contiene valori, ma è soprattutto un programma da realizzare. Troppa retorica in quest’anno di celebrazione dei 75 anni dall’entrata in vigore, fa bene invece la Cgil a promuoverne l’attualità in un evento di massa e popolare il 7 ottobre . E’ un modo utile per contribuire alla difesa di principi costituzionali sempre più a rischio. Il pericolo per l’Italia e per le democrazie occidentali nasce dall’enorme e crescente livello delle disuguaglianze. Dalle solitudini che rendono vulnerabile la persona. Dalla perdita di una prospettiva di vita degna. Gli italiani nell’immediato dopoguerra vivevano in una condizione materiale molto peggiore di oggi, ma erano animati da una spinta verso il futuro. Il motore era la speranza di raggiungere obiettivi di realizzazione e crescita, individuale e di comunità. La Costituzione, il faticoso lavoro per la sua piena sua attuazione, è stata lo spartito, l’indice da scorrere per darsi un fine. Oggi quella speranza ha ceduto il passo alla sfiducia. Questo è in gran parte dovuto alla delusione di non veder in gran parte rispettati proprio quegli straordinari obiettivi fissati nella Costituzione. Basti pensare alla scuola e all’art 34. La scuola non è affatto gratuita, come dimostrano i dati drammatici della dispersione scolastica, in gran parte legati a condizioni di disuguaglianza sociale e geografica. La giusta battaglia del salario minimo nasce dalla consapevolezza che non è raggiunto in alcun modo l’obiettivo per cui “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”, come detta l’art 36.
Comprendere a pieno la drammatica distanza tra principi Costituzionali e realtà, e adoperarsi per ricongiungere quei valori e obiettivi all’esistenza, alla vita concreta delle persone è precisamente il nostro campo di azione. Il riformismo è proprio quell’incessante impegno politico, legislativo e culturale di innovazione che deve inverare i valori Costituzionali. In passato, troppo spesso, si è commesso l’errore di pensare che l’obiettivo fosse solo fare più leggi nel nome di un fragile nuovismo. Qui nasce il disincanto di molti verso la sinistra. Questo fronte dovevamo presidiarlo soprattutto noi. Non lo abbiamo fatto abbastanza, e ora ci ritroviamo in un sentiero strettissimo, segnato da una parte dalla sfiducia delle persone verso politica e istituzioni e, quindi, dal rifiuto della partecipazione; e dall’altra parte dal richiamo fortissimo dei populismi che cavalcano le solitudini e le paure. Nostro compito è riprendere una strada, percorrere quel sentiero. La direzione la indica, ancora una volta, proprio la nostra Costituzione: la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona. Rileggendo la potenza e l’invito contenuto in questo articolo e questo indirizzo dell’art 3 della Costituzione, sono convinto che più che invitare i giovani a leggerla e ad apprezzarla, dovremmo fare di tutto per fargliela vivere. Dunque stare in piazza con loro e battersi per l’istruzione gratuita, per la dignità del lavoro, per l’eguaglianza, per la difesa dell’ambiente, che questa destra cinica e di classe mette ancora più a rischio. Difendere e realizzare quel sistema di valori, doveri e diritti che è l’essenza della democrazia. Se si cede, c’è solo il baratro del ritorno al passato.
Nicola Zingaretti
Articolo uscito su TPI il 20.09.2023