Salario minimo, pensioni di garanzia, no agli stage gratuiti: il Pd vuole restituire dignità ai lavoratori
Bisogna combattere per un parlamento che affronti senza timidezza, remore, paure il tema del lavoro. Nel passato con la destra forte, i diritti sociali e i diritti civili non avevano cittadinanza. L’Italia ha, invece, bisogno di più investimenti nelle politiche attive, di un salario e di un reddito minimo, di abbassare le tasse sul lavoro, della parità di genere nelle retribuzioni, di più personale e investimenti nella scuola e nella sanità pubblica.
La situazione è drammatica:
• 9,1 milioni di persone in Italia vivono in una situazione di disoccupazione o disagio lavorativo, una condizione che colpisce principalmente i giovani e le donne.
• Record storico a luglio 2022 di lavoratori precari: 3,2 milioni pari al 17,4% dei lavoratori dipendenti totali
• Oltre 4 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l’ora lordi
Il lavoro, quando c’è, è sempre più precario, e spesso è pagato poco. Possiamo invertire i trend in atto, mai come oggi abbiamo, anche grazie al PNRR, le risorse per gli investimenti necessari a creare lavoro di qualità e arginare il fenomeno della precarietà.
Il lavoro lo creano le imprese e per questo è fondamentale supportare in pieno gli imprenditori con misure emergenziali per far fronte al caro bollette e rafforzare le misure strutturali per favorire la transizione green e digitale e sostenere gli investimenti in ricerca e innovazione.
La formazione continua e le politiche attive devono rivestire un ruolo centrale per creare lavoro, in particolare per donne e giovani, e dotare le persone delle competenze necessarie ad affrontare questi tempi nuovi. In quest’ottica è un’ottima notizia che in questi giorni sia stato firmato dal ministro Orlando il decreto per rifinanziare con un miliardo di euro il Fondo Nuove Competenze, orientandolo al sostegno delle transizioni digitali ed ecologiche, una misura che consentirà di far crescere la produttività delle aziende e salvaguardare posti di lavoro.
Bisogna, inoltre, aggredire il tema dei diritti e degli stipendi, per garantire al lavoratore una retribuzione “proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” come ci ricorda il bellissimo articolo 36 della nostra Costituzione, un articolo per troppo tempo rimasto disatteso.
Per questo vogliamo:
– Introdurre il salario minimo a 9 euro l’ora, con revisione periodica agganciandolo all’inflazione, e continuare a sostenere con un reddito minimo chi è privo di mezzi;
– ridurre le tasse sul lavoro a partire dai redditi bassi e medi (il contrario della flat tax dove chi ha tanto e chi ha poco paga la stessa aliquota) per garantire una mensilità in più a fine anno;
– stabilizzare i precari, aumentare gli stipendi e il personale nella scuola e nella sanità pubblica;
– rendere strutturalmente e fiscalmente più vantaggiosa l’assunzione a tempo indeterminato rispetto a quella a tempo determinato;
– una pensione di garanzia, stanziando fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue;
– zero contributi a carico delle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni;
– mai più stage gratuiti;
– la piena attuazione della legge sulla parità salariale voluta dal PD.
Lavoro vuol dire dignità, possibilità di emancipazione, libertà. Non lasciamo indietro nessuno, costruiamo un futuro di opportunità e non di paure.
Antaree
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