
Premier e vice su posizioni diverse. Questa Italia è un problema per l’Europa
Intervista Corriere della Sera 2.03.25
Nicola Zingaretti che impressione le ha fatto il video dell’incontro fatto il video dell’incontro con Trump e Vance?
«La violenza di quel colloquio, trasformato in spettacolo globale, è l’ennesimo segnale che sta cambiando tutto. Non credo che sarà l’ultimo segnale. Siamo dentro un’escalation di atti simbolici e di decisioni che vogliono smantellare il sistema di equilibri e istituzioni costruito dopo la Seconda guerra mondiale e sostituirlo con uno nuovo basato esclusivamente sulla forza delle nazioni, dove ovviamente comandano quelle più forti. Intendiamoci, quel sistema è da tempo fragile e a volte pieno di equivoci, ma va cambiato e non sostituito con altri che ricordano il mondo degli imperi. Qui per l’Europa, se i governi europei lo capiscono e agiranno, si apre la grande occasione: insieme protagonisti o
da soli vassalli di qualcuno?».
Intanto in Europa si muovono solo Macron e Starmer.
«C’è un tema a volte totalmente rimosso nelle analisi. L’Europa a 27 fatica per la forza che oggi ha il nazionalismo nei Paesi e nei governi europei e per non aver affrontato negli anni il tema dell’unanimità. Di fronte a quanto sta accadendo, dunque, ben venga il protagonismo di alcuni come stimolo all’azione anche con i trattati vigenti e guardando a forme di cooperazioni rafforzate. Ma quello che manca all’appello oggi è il governo italiano, manca l’Italia che nella storia europea spesso ha fatto la differenza. I trattati del 1957 si sono firmati a Roma, abbiamo guidato il processo dell’euro, con Romano Prodi garantito la pace con l’allargamento, recentemente nel periodo del Covid abbiamo come Italia portato l’Europa a unirsi per affrontare l’emergenza sanitaria e poi Next generation Eu. Oggi tra i problemi principali che ha l’Europa c’è l’Italia che frena e non spinge. La sera della sceneggiata nello Studio
ovale, in pochi minuti sono uscite la dichiarazione della presidente del Consiglio e dei due vicepremier: tre posizioni
differenti. Negli stessi minuti le tre figure apicali dell’Europa hanno inviato invece lo stesso identico comunicato».
Si parla dell’ipotesi di militari italiani militari italiani militari italiani militari italiani sotto l’egida dell’Onu in Ucraina. È
d’accordo?
«Quella che propone Trump non è la pace, è la resa. Per altro imposta da un alleato che, in una logica mercantile, si è messo d’accordo con l’aggressore. Quindi tutto quello che spinge a un nuovo protagonismo le istituzioni del multilateralismo va incoraggiato e certo se si dovesse arrivare a dover garantire accordi sotto la bandiera Onu, l’Italia dovrebbe partecipare. Il mondo cede al populismo anche perché viviamo nel tempo dell’angoscia senza speranza. Il
“progresso” come si è indirizzato promuove “regresso” della dignità umana, occorre invertire questa tendenza».
Cosa ne pensate dell’aumento delle spese militari della Nato?
«Gli Usa hanno deciso di non voler pagare più per la nostra sicurezza. Da questa situazione si esce solo con un radicale cambiamento e scelte chiare verso l’integrazione e il rafforzamento dell’Europa politica. I Paesi europei con un concetto sbagliato di sovranità non hanno mai voluto una politica estera e di sicurezza comune. È giunto il tempo di voltare pagina. Occorre muoversi e sviluppare, anche in ambito Nato, forme di difesa comune con un ruolo di deterrenza, pace ed equilibrio in un mondo che rischia di precipitare nel caos. Questo può voler dire molte cose e ci vorranno anni, ma occorre iniziare. In questo contesto va discusso l’incremento delle spese, chiarendo l’indirizzo comune. E aggiungo che sicurezza è anche maggiore protagonismo nei rapporti commerciali e culturali con gli angoli del mondo più diversi. Questa visione comune è molto importante altrimenti sì, avremo solo un’escalation del riarmo delle nazioni».
A proposito di commercio, Trump ha deciso di imporre dazi all’Europa
«Donald Trump ha un grande problema di debito pubblico e sta costruendo un politica estera per farlo pagare in parte a noi europei. Questo colpirà le nostre imprese e le nostre comunità. Quindi l’Europa dovrà difendersi. Noi difenderemo l’Italia e l’Europa, la destra ancora non l’ha capito, Salvini più che il Nord Italia mi sembra difenda il Nord Dakota. Mi sembra prevalga l’imbarazzo e la divisione. I dazi sono un problema serio anche se solo annunciati perché creano incertezza nei mercati e difficoltà nei piani di investimento delle imprese. Qui davvero un’oligarchia di potenti che si è stretta intorno al presidente Usa sta giocando una partita contro tutti».
Nel frattempo il centrosinistra si divide sulle piazze. C’è Conte che organizza la manifestazione del M5S, c’è Calenda che propone un’altra iniziativa…
«Tutti siano generosi e coerenti con la voglia di unità che chiediamo agli altri. Io mi auguro che quanto sta avvenendo spinga anche in Italia tutti a riscoprire uno spirito unitario e di rispetto delle differenze più vero e forte. Non mi immergo in formule di alleanze, mi riferisco alla necessità di una postura unitaria verso i problemi. Il Pd mi sembra stia facendo la sua parte».