Meloni rappresenti interessi UE e italiani, non quelli di trump
Intervista Repubblica 21.01.25
Giorgia Meloni è l’unico capo di governo europeo a partecipare all’Inauguration day: è un rischio o un’opportunità?
«Gli Stati Uniti sono un grande Paese e un alleato storico, il mio giudizio non cambia perché il presidente ora è Donald Trump. Anche se il suo è stato un discorso da padrone del mondo, mentre la democrazia prevede capi di Stato, non padroni».
E quindi?
«Su opportunità o rischi molto dipenderà da Meloni: mi auguro che la nostra premier rappresenti gli interessi dell’Europa, non quelli di Trump in Europa. Spero che per una volta farà prevalere il bene comune e non la faziosità di partito. Sapendo l’immenso pericolo che corriamo: i sovranisti vogliono indebolire la Ue».
Appunto. Meloni si propone come ponte fra Europa e America: l’Italia verrà utilizzata dalla Casa Bianca per dividere l’Unione?
«Mi auguro di no, anche perché gli interessi italiani coincidono con quelli europei. Le parole che abbiamo ascoltato a Washington sono contro di noi, su questo dobbiamo essere chiari. In quanto Paese fondatore, abbiamo il dovere di giocare da protagonisti nel rilancio della Ue verso l’integrazione. Per affrontare il futuro liberi e sicuri serve più Europa, la massima coesione possibile, non la minima necessaria. Se oggi questo rilancio stenta a manifestarsi è responsabilità dei nazionalismi che sono forti ed egemoni in moltissimi governi, tra cui il nostro. Non dimentichiamo che la destra ha vinto le elezioni sotto lo slogan: meno Europa. Io invece credo l’opposto: l’Europa è la speranza, il nazionalismo una condanna».
Trump ha già annunciato una politica aggressiva sui dazi: Meloni starà con lui o con von der Leyen?
«Il motto di Trump è sempre stato: “America first”. Ora questo obiettivo si concretizza in una strategia anti-europea che ha nell’aumento delle imposte sulle merci il primo strumento d’offesa. L’ha già annunciato: “Imporremo dazi sui Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini”. È inaccettabile: la nostra patria è l’Europa, di cui l’Italia fa parte. Spero proprio che Meloni non abbia dubbi su con chi stare».
Tra Bruxelles e Strasburgo però questo dubbio ce l’hanno in tanti.
«La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha detto chiaro: “L’Europa non deve reagire, deve agire”. E agire significa investire su nuove politiche comuni, dalla difesa agli esteri, dal sostegno all’industria comunitaria, fino alla sanità e al sociale. Ecco, io spero che la destra italiana si schieri con questo progetto di futuro e non con quello di ricche oligarchie che tentano di riscrivere le regole che nel mondo hanno garantito la democrazia e il benessere a milioni di cittadini».
ll rapporto privilegiato con Musk aiuterà l’Italia e l’Europa a colmare il gap tecnologico o diventeremo una colonia della tecnodestra Usa?
«Il tipo di accordi che si vogliono costruire è avvolto nel mistero, colpa del governo Meloni che ha pure tagliato i fondi all’aerospazio. Un’abdicazione totale. Nessuno mette in discussione la necessità di collaborare anche con Musk, ma non credo si possa affidare la sicurezza italiana ed europea a un monopolista privato e straniero, chiunque sia».
Che però fa quello che il pubblico non riesce a fare più: non ne abbiamo bisogno?
«Se Musk cattura simpatie lo fa sull’illusione dell’uomo di successo, il più ricco del pianeta che decide, ed è vero: ma per i suoi interessi, non i nostri. Ha un enorme vantaggio competitivo, ma questa è una buona ragione per svegliarsi e spingere su progetti europei comuni, anche in settori strategici come lo spazio, il digitale, la robotica, dove non siamo concorrenziali. Non per gettare la spugna».