Netanyahu sta trascinando Israele e la credibilità delle democrazie in un abisso drammatico
Le cronache ci raccontano che nel corso di una drammatica riunione del governo israeliano, il ministro della difesa Yoav Gallant avrebbe urlato al premier Netanyahu: “Così condanni gli ostaggi a morte”. Si riferiva all’ultima scellerata decisione del premier israeliano di lasciare le truppe nel Corridoio di Philadelphia. Una politica contro la stessa sicurezza di Israele.
Anche l’attuale capo dello Shin Bet, Ronen Bar, in una drammatica lettera del 23 agosto scorso al suo governo che l’ha nominato avverte che il nemico interno, la violenza dei coloni in Cisgiordania e il messaggio di alcuni ministri che li sostengono, è arrivato ad un punto tale da mettere in pericolo-molto più dei nemici esterni- l’esistenza stessa dello Stato di Israele come lo conosciamo, cioè ebraico e democratico.
Questi racconti e queste decisioni confermano che il vero obiettivo di Netanyahu non è Hamas, ma cinicamente usa il criminale attentato del 7 ottobre per aggredire i palestinesi e ovviamente cancellare l’ipotesi dei due popoli e due stati. Fino a quando si permetterà al Governo Israeliano di violare sistematicamente il diritto internazionale non ci sarà in Medio Oriente né pace, né sicurezza, né giustizia.
Netanyahu sta affermando un principio drammatico: se si è più forti si ha diritto di uccidere il più debole anche se civile e senza alcuna colpa. Questo fatto avrà un effetto devastante per decenni. Non credo se ne rendano conto i tanti che confondono il sacrosanto diritto di Israele di vivere in pace e sicurezza con l’autorizzazione alla pratica della violazione del diritto. Netanyahu sta trascinando Israele e la stessa credibilità delle democrazie in un abisso drammatico.
In Israele se ne è accorto, tra gli altri, Yair Galan nuovo leader della sinistra israeliana che pochi giorni fa ha addirittura affermato: “Il vero problema non è Hamas, né Hesbollah, né l’Iran ma il governo Netanyahu… Israele non può sopravvivere come lo Stato messianico in cui ci stiamo trasformando”. La strategia di forza e guerra del Governo Israeliano non è una soluzione, non solo umilia i principi di civiltà, ma è anche un fallimento politico e culturale che indebolisce Israele stessa agli occhi del mondo intero.