Perché la Flat Tax condanna i giovani
Gli italiani chiedono giustizia sociale, sviluppo sostenibile e lavoro. Chiedono dignità e speranza.
La lotta alle diseguaglianze e la crescita diffusa dovrebbero essere l’assillo e la stella polare di tutta la politica, specie dopo i danni economici e le nuove disparità prodotti dall’emergenza sanitaria e poi dalla guerra.
La destra si è invece lanciata nella consueta lotteria di proposte irrealizzabili e, soprattutto, inique. Flat tax al 23% per tutti, come promette Berlusconi, o al 15% per i lavoratori dipendenti, come propone Salvini…
Ciò significa, di fatto, scardinare quel principio di progressività fissato nell’articolo 53 della Costituzione.
Il dovere di concorrere a sostenere la spesa statale è espressione di un generale dovere di solidarietà (articolo 2 della Costituzione), cioè dell’obbligo di contribuire ad assicurare eguaglianza (articolo 3) e a creare un sistema in grado di prevedere servizi per tutti, anche i meno abbienti. Proprio per questo si stabilì che tale dovere dovesse essere adempiuto sulla base di criteri di progressività.
L’intenzione non dichiarata della destra è ancora una volta penalizzare la parte più povera del Paese. La flat tax al 23%, infatti, avvantaggia molto i redditi alti, ma soprattutto lascia un conto molto salato da pagare.
E chi sarà a pagare? Ancora una volta chi ha meno, quando invece oggi abbiamo bisogno più che mai di investire nelle politiche pubbliche per la lotta alle diseguaglianze, costruire opportunità per le imprese e realizzare uno sviluppo diverso. Per coprire le voragini di bilancio la destra ovviamente non ha il coraggio di dire cosa vuole fare. Quali sono le maggiori voci di spesa dello Stato? Sanità, scuola, università, politiche sociali. Andranno a pescare un’altra volta da lì, lasciando l’Italia più povera e più arretrata.
La realtà è che la destra si disinteressa dei giovani, del ceto medio e di quello più disagiato.
Ecco perché dobbiamo batterci. Perché durante l’esplosione del Covid siamo stati noi a dire: ne usciremo e nessuno deve essere lasciato solo. Abbiamo mantenuto i patti. Non è un caso dunque che siamo stati noi a batterci per il protagonismo dell’Europa e il piano di investimenti del Next Generation. E non è un caso che la destra ha votato contro cinque volte.
Perché, a parte le parole e le promesse, i populisti non praticano mai politiche popolari. Il populismo usa il popolo, non lo serve. Oggi, di fronte alla crisi economica e sociale, la differenza torna ad essere questa. Bisogna aver chiaro come verranno spesi i miliardi di investimenti che stanno arrivando, verso quali obiettivi collettivi vogliamo indirizzarli.
Per noi la proposta è molto chiara: sostenibilità ambientale e sociale, innovazione, formazione, lavoro di qualità, digitalizzazione a cominciare dai servizi, semplificazione radicale dello Stato. Per questo vogliamo maggiori investimenti nella sanità, nella scuola pubblica e negli asili nido con l’obiettivo di rendere completamente gratuito il percorso formativo. Vogliamo una retribuzione giusta e alzare gli stipendi, ma a partire da quelli bassi e medi, abbassando le tasse sul lavoro e combattendo più efficacemente l’evasione fiscale.
Dopo decenni le risorse ci sono, ma bisogna spenderle con una missione chiara. Il nostro progetto per l’Italia prevede maggiori incentivi agli investimenti privati in innovazione e una grande opera di semplificazione burocratica. Lo Stato deve servire chi vuole fare impresa e non opprimerlo.
Da un’intelligente digitalizzazione può venire una vera rivoluzione della semplicità. Vogliamo coniugare sviluppo e rivoluzione green con un benessere diffuso.
L’Italia ha bisogno di serietà, abbiamo un’occasione storica per ridisegnare il nostro futuro garantendo uno sviluppo più equo della nostra società che assicuri maggiori opportunità a tutti in particolare alle ragazze e ai ragazzi.
Buttiamoci con passione nella vita quotidiana, diradiamo le polveri create ad arte dai chiacchieroni ai quali abbiamo dato già troppo credito. Parliamo alle persone. Questo ci si aspetta da noi: un futuro che sia di opportunità e benessere, e non di paura
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